Soprattutto in occasione dei vari banchetti in cui distribuisco materiale elettorale mi viene posta spesso questa domanda: “ma cos’è il voto disgiunto?”
Partiamo dal FAC-SIMILE della scheda elettorale, supponendo che l’elettore in questione abbia scelto di dare la propria preferenza ad un certo Montanari. Siccome tal Montanari è nella lista PD, il cognome può essere scritto solo nella riga posta accanto al relativo simbolo:
La croce sul simbolo del PD è facoltativa: l’importante è che il simbolo barrato sia quello accanto al quale si scrive il cognome, e non un altro.
A questo punto, se non viene fatto null’altro sulla scheda, il voto viene attribuito automaticamente anche a Paolo Verda dato che è quello che la lista PD appoggia.
Se ora l’elettore facesse un’ulteriore croce sul nome di un candidato sindaco che non è Verda, si tratterebbe di voto disgiunto. E cioè: si dà contemporaneamente la preferenza al candidato consigliere di una certa lista ed a un Sindaco non appoggiato da quella lista.
Viceversa, si potrebbe votare Verda barrando il suo nome e successivamente indicare come preferenza qualcuno che si trova in una lista fuori dalla coalizione di centro-sinistra.
Dal punto di vista politico il voto disgiunto ha un certo significato: alle ultime elezioni comunali Sappa prese alcuni punti percentuali in meno rispetto al totale delle liste che lo sostenevano. Quest’anno, sempre da quella parte, capiterà lo stesso; inoltre tutto fa pensare che il “divario” sia destinato ad aumentare. Questo perché molti sceglieranno di NON VOTARE STRESCINO anche se intenzionati, per un motivo o per l’altro, a dare la preferenza ad un consigliere della sua coalizione. Mi è stato riferito che alcuni candidati del PdL stanno puntando molto su questa possibilità, proponendo loro per primi il voto disgiunto pur di prendere la preferenza.
Il caso limite (o “anatra zoppa”) si verifica quando la vittoria va ad un determinato Sindaco mentre in Consiglio Comunale la maggioranza è detenuta da una coalizione che ne appoggiava un altro.
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